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Follia, tra dubbi, incertezze e pollo alla birra con patatine fritte

_MG_7934modificataE’ quando il gioco diventa impegnativo che i duri devono necessariamente giocare ancora più assiduamente. E’ bene che io lo ripeta a me stessa. Scrivo il mio post sdraiata sul divano con i miei piccoli amici pelosi incuriositi in modo irrefrenabile dal mio digitare sulla tastiera. A tratti fatico a scrivere. Ma sono adorabili e troppo carini. Ginger mi osserva dall’alto dalla spalliera del divano stortando i suoi occhietti verdi. Lemon mi riempie di coccole passando avanti e indietro sulla tastiera, deciso ad attirare la mia attenzione a tutti i costi. Inutile dirlo. Sono già pazza di loro. Sono impegnativi e hanno stravolto la mia vita (e non solo la mia…) ma sono una forza della natura, accoglienti e pieni di vita, come piace a me, così simpaticamente somiglianti alle persone di cui amo circondarmi. Oggi mi sono ricordata che la follia dilaga in questo mondo. Camminando per la città, prendendo i mezzi pubblici, lavorando negli uffici o anche andando al supermercato si entra in contatto con le nevrosi più subdole che ci soggiogano. Una volta, sopratutto nelle piccole realtà, si poteva incontrare il “matto” del paese; quello al quale mancava qualche venerdì… Alcuni erano solo soggetti sopra le righe, altri con evidenti patologie ma tutti dannatamente simpatici, frutto di un mondo troppo stretto dentro al quale non riuscivano a trovare i giusti confini. Forse sono io che oggi vivo con troppa sensibilità alcune persone. Ma noto sempre più follia nel prossimo: modi sgarbati, gente isterica, atteggiamenti da far west, commenti inappropriati. Sembra che tutto sia concesso, sembra che nessuno abbia più pazienza, tranquillità, sopportazione e tolleranza. Non parliamo dei Social dove il fatto che si possa commentare  comodamente nascondendosi dietro al monitor, permette a troppi di usare con facilità epiteti e arroganza ridicoli, a dir poco. Vedo per strada persone che parlano da sole, assorte nelle proprie elocubrazioni nevrotiche, in pensieri evidentemente ossessivi. Ho a che fare con quanti si rivolgono al prossimo dopo aver rimuginato per ore ed ore. Sentire solo la propria voce che rimbomba nel cervello è evidentemente deleterio. Ci domandiamo, poi, perchè con gli altri mostriamo il peggio di noi?!? perchè sappiamo stare solo con noi stessi…E’ il cane che si morde la coda. Più ci isoliamo e meno sappiamo tollerare.

Ho fatto una pausa mentre scrivevo: Coldplay a tutto volume. Due nastri di raso rosso tra le mani. Ballo come a Torino nel 2012. I gatti si agitano con me, con buona probabilità mossi dal mio irresistibile desiderio di danzare e dall’ondeggiare dei fili rosso brillante. Non ho più tempo per pensare alla follie della gente; non ho più voglia di assecondare le instabilità degli altri. Termino questa mia giornata un po’ buia volendo essere il “matto” del paese, per trovare i confini giusti, in un mondo un po’ stretto. Termino ballando perchè non ho più voglia di avanzare con incertezza. Termino agitando nastri rossi perchè per il rosso è un colore che non lascia dubbi.

Buona giornata, amici!

Pollo alla birra con patatine fritte:

Ingredienti: sovracosce di pollo, patate, olio evo, olio di arachidi, fior di sale, pepe, rosmarino, birra

Procedimento: mettere in una padella un filo di olio evo. Non appena caldo, adagiare le sovracosce e far ben rosolare da ambo i lati a fiamma moderata. Nel frattempo pelare le patate e tagliarle molto sottilmente per tutta la larghezza. Scaldare l’olio di arachidi in un pentolino. Aggiungere la birra al pollo. Condire con sale, pepe e un rametto di rosmarino. Lasciare sfumare e terminare la cottura per il tempo necessario (è importante che sia cotto bene). Quando sarà quasi pronto adagiare le patate nell’olio di arachidi ormai ben caldo, unendo un bel rametto di rosmarino. Friggere fino a doratura e asciugare su un foglio di carta assorbente. Condire con fior di sale.

Soundtrack:https://www.youtube.com/watch?v=imCB5hUdpn8

keep in touch and keep cooking. 

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Milano-Roma e peperoni in agrodolce

_MG_7952modificataDiario di una giornata di lavoro diversa.
Milano-Roma: andata. Attraversare l’Italia in treno è, per me, un po’ come l’arrivo di una fresca brezza dopo giorni di grigiore. Respiro passando in mezzo a colline, campi e prati. Osservo il cielo cambiare tonalità, le nuvole diventare bianche e spumose come montagne di panna montata. Mi godo la luce che filtra fino ad illuminare alberi di mimose gialle già pronte per essere annusate. Mi concentro sulle piccole case, sui paesi e sui
borghi di un’Italia che amo e che, ogni tanto, mi lascia preplessa, densa di problemi e ingolfata da anni di maltrattamenti interni, quasi come fosse il peggior nemico di un popolo che troppo spesso dimentica da dove viene.
Noto un gregge di pecore così grande, su un campo verdissimo, neanche fossimo in Irlanda o in Nuova Zelanda. Le meraviglie di un paese così prezioso, così pieno di vita e di risorse possono ridonare il sorriso in giorni troppo pieni di problemi da risolvere. Sentiamo di dover assolutamente affrontare duramente guai, insidie, vicissitudini e ogni sorta di problema annusiamo nell’aria. Anche quando non ce n’è ragione. Anche quando dovrebbe essere l’ultimo dei nostri pensieri. Ieri parlavo con un conoscente che non sta bene. Lucidamente ha ammesso come, anche in caso di malattia, il cervello si contorca in struggimenti ridicoli verso problemi che, in realtà, non sono problemi. Io sono fortunata, lo so. Me lo dico spesso. Ma anche io mi arrotolo sempre troppo nel cercare sempre una rapida risoluzione dei guai. Riesco a dire grazie, però. Il viaggio è così breve. Un lusso, da un certo punto di vista. Un vero peccato, dall’altro. Avrei voluto non finisse mai.

Roma-Milano: ritorno. Tornare verso casa è sempre stato un percorso complicato per me. Troppe volte ho sperato di non doverlo fare. Troppe volte avrei voluto proseguire un viaggio. Troppe volte avrei voluto seguire qualcuno. Oggi non più. Oggi tornare a casa è un miracolo. E immaginare il rientro è ancora più emozionante. Dal mio treno si vede l’oscurità. Allora immagino solo le vite di quanti vivono in tutti questi kilometri , tra Milano e Roma. Anche oggi non mi sono fatta mancare il brivido del rischio, del ritardo di chi non sa accontentarsi. Non ho preso un taxi per raggiungere il mio appuntamento. Troppo facile. Non vuoi dimostrare a te stessa quanto sei indipendente e organizzata anche in una città che non è la tua? Nooo..troppo semplice. Non sarei io. Nel bene e nel male. Vittima di un server crollato chissà dove, non riuscivo a riconsegnare la mia car sharing. Non riuscivo a contattare il servizio clienti, preso d’assalto da migliaia di sventurati come me. Ho gridato contro l’auto. Ho messo in dubbio di essere fuori dalla cerchia consentita. Mi sono disperata. Mi sono ricreduta. Ho chiamato casa perchè si collegassero con Marte o con il buon Dio e mi trovassero una soluzione. Poi ho abbandonato l’angoscia e ho pensato che non fosse così grave. Mi avrebbero aspettata al mio appuntamento. Ho avvisato e atteso che qualche anima pia mi fornisse una soluzione plausibile. Non ho pensato di tornare a Milano con la macchina. Questo no. Sarebbe stato eccessivo anche per una piccola aspirante Mac Giver come la sottoscritta. Sono sopravvissuta e questo ritorno in treno è stato ovattato dal suono della mia musica nelle orecchie, da voci amiche al telefono, da messaggi d’amore con la mamma e dalla voglia di aprire la porta di casa. Ho capito bene il concetto di “insieme” e non guardo indietro quando torno a casa. Lascio il sole alle spalle, come in una bella giornata di estate. Vado verso il luogo esatto dove vorrei essere, con la strada illuminata da sfumature rosa e viola….
Non ho cucinato oggi; e penso che non lo farò neanche stasera perchè sono sfinita. Mi concederò un comodo e romantico delivery e le coccole smisurate dei miei micini che spero non mi abbiano distrutto casa in questa lunga giornata da soli.

Buona giornata, amici!!

Peperoni in agrodolce:

Ingredienti: cipolla, peperoni rossi, peperoni gialli, sale, zucchero, olio evo, aceto, uvetta e pinoli.

Procedimento: mettere in ammollo in acqua l’uvetta. Lavare e pulire bene i peperoni facendo attenzione di togliere le pellicine interne e i semi. Tagliare i peperoni a striscioline e la cipolla in anelli piuttosto sottili. In una padella far scaldare un filo di olio evo. Aggiungere la cipolla e lasciare stufare per qualche minuto a fiamma moderata. Unire i peperoni e far cuocere 3/4 minuti. Condire con sale, zucchero, una spruzzata di aceto e un paio di cucchiai di acqua. Aggiungere infine l’uvetta strizzata e i pinoli. Coprire il tutto e lasciare cuocere per 15 minuti.

Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=djV11Xbc914

keep in touch and keep cooking.

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febbraio di episodi e…gnocchetti di patate con cavolo nero e cozze

_MG_8018modificataUn weekend che ha il profumo di biscotti e limone, una cena con le amiche, una nuova libreria da montare e le amorevoli cure ai miei due nuovi amici pelosi. Questo il ritmo degli ultimi giorni, come un metronomo perfettamente in linea con una melodia. Un lusso, uno spettacolo che neanche la pioggia di sabato ha saputo scalfire. Una gioia vedere il sole che, piano piano, spunta con delicatezza tra le nuvole. Tè bianco caldo, coperta, e parole. Un lento ondeggiare che rimette in discussione tutte le paure e le ansie di questi giorni. Sentire. Una parola che vorrei tatuare sul cuore. Febbraio è sempre un mese strano. Ho già voglia di primavera, sento il desiderio delle giornate che, piano piano, si allungano. Soffro un po’ l’umidità e penso a quante cose sono, per caso, successe sempre a febbraio. Una di queste è stato il trasloco nella casa dove vivo oggi. Uno dei luoghi che preferisco al mondo, dove fin da subito ho cominciato a sentirmi nel nido. Quando ancora non avevo il piano cottura e per settimane ho cucinato solo con il forno, quando tornavo dall’ufficio la sera e mi sembrava di essere in paradiso. Provenivo da una casa nella quale ero stata felice e allo stesso tempo tremendamente sofferente. Lo spostamento è stato vero rinnovamento. Con due amiche e il mio fratellone abbiamo caricato le auto con tutti gli scatoloni e in un fine settimana di cinque anni fa, sono arrivata nel luogo dove oggi spero di tornare ogni volta che mi allontano. Alcune volte abbiamo bisogno di quell’ossigeno al sapor di timo e agrumi. Alcune volte abbiamo bisogno di credere che esista un modo per respirare a fondo e azzerare le emozioni. Alcune volte abbiamo bisogno di lasciare alle spalle alcune persone; alcune volte abbiamo bisogno di scrivere una nuova lista di cose da fare. Alcune volte dobbiamo ricordarci di andare nella direzione di quella lista, perchè dentro c’è tutto quello che speriamo, per noi, per chi amiamo e per quelli che vogliamo diventare. Buona settimana gente….

Come spesso accade, da una ricetta letta da qualche parte sul web (non mi ricordo dove…sorry)e un po’ rivisitata: gnocchetti di patate con cavolo nero, cozze e pecorino romano.

Ingredienti: gnocchetti di patate, cavolo nero, aglio, peperoncino, pomodorini, cozze, olio evo, sale e pecorino romano.

Procedimento: pulire bene il cavolo nero e tagliarlo a listarelle piuttosto sottili. Tagliare in 4 parti e lavare i pomodorini. Mettere in una padella uno spicchio di aglio con dell’olio e del peperoncino, aggiungere i pomodorini e il cavolo e lasciare stufare aggiungendo del sale. In un’altra padella mettere olio, aglio e peperoncino. Non appena caldo unire le cozze e lasciare cuocere. Togliere le cozze dai gusci e lasciare da parte. Filtrare il brodo delle cozze e tenere a portata di mano. Mettere l’acqua a bollire. Cuocere gli gnocchi e scolare bene. Unire nella padella con pomodorini e cavolo. Aggiungere un po’ di acqua filtrata delle cozze e terminare la cottura degli gnocchi. Unire le cozze e servire con una spolverata di pecorino romano grattugiato. 

Soundtrack:https://www.youtube.com/watch?v=i1Jp-V4jalI

keep in touch and keep cooking.

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